Sigla nuda tenemus: ancora sul mondo delle sigle e la realtà scolastica.
Il tubo rotto e le metafisiche. Ovvero: la realtà della nostra istruzione e la sua narrazione o trascrizione simbolica/ burocratica/fuffologica ministeriale (e dirigenziale). L’iperuranio delle formule e delle sigle e il mondo sensibile della nostra scuola. Una postilla a un brano di Gigi Monello.

Formidabile Gigi Monello nel suo vecchio ma sempre attualissimo pezzo da poco riproposto su questo sito: Il tubo rotto e le metafisiche. Un pezzo che credo meriti una postilla semiseria. Monello, infatti, mi ricorda un po’, anche nello stile, Giuseppe Baretti nella sua furia iconoclasta contro le futili mode letterarie del Settecento. Epperò a me, di pancia, (lo ammetto) verrebbe da dargli il consiglio amichevole, che forse nel frattempo Monello si è dato da solo, di applicare la propria invidiabile frusta satirica a più degno soggetto. Ma poi rifletto che, se non ne scriviamo ancora un po’noi, reduci malandati e sparuti testimoni della guerra civile scolastica da tempo stravinta dai nuovisti per manifesta inferiorità numerica ed oscuramento mediatico degli avversari, la nostra nobile causa verrebbe sepolta nella dimenticanza che sommerge da sempre gli sconfitti.
Scritto sferzante sì, ma ironico e leggero, quello di Monello, forse perché – come dice Leopardi – la disperazione ha sempre in bocca un sorriso… Per parte mia aggiungerei alla sua disamina feroce e informatissima, qualche osservazione o integrazione.
Le sigle che imperversano come mostrine luccicanti sulla divisa ufficiale della nostra scuola crescono da qualche tempo in modo così infestante ed esponenziale che se ne perde presto, una volta decadute le vecchie per il sopravanzare delle nuove – in un tumultuoso ricambio generazionale -, il senso originario e persino la memoria storica. Una proliferazione che immagino metta a dura prova le virtù darwiniane di adattamento all’ambiente scolastico persino nei prof più giovani ed integrati nel sistema.
Tanto per fare un esempio paradossale e istruttivo, alla fine anni Novanta, il PEI significava Piano Educativo di Istituto (cioè l’attuale PTOF, ex POF). Questa sigla venne poi abbandonata e il vecchio PEI (forse perché in odore di scarsa costituzionalità – così almeno si vociferava allora nell’ambiente) venne sostituito dal Piano dell’Offerta Formativa, il POF appunto. Dalla zuppa al pan bagnato, per capirci. Bisognò (o bastò) forse cambiare sigla per aggirare la sospetta anticostituzionalità? O si trattò più probabilmente e semplicemente del solito desiderio di stupire? Non so, non importa. Tanto nessuno ormai se lo ricorda più.
Curioso però ricordare che PEI, come sanno bene i colleghi in servizio, è nel frattempo risorto ma significa oggigiorno nella scuola italiana tutt’altro, cioè Piano Educativo Individualizzato, quello che si prepara per ragazzi con disabilità (una delle categorie dei BES). E i più giovani colleghi sanno bene che chi ha un BES può pure necessitare di un PDP avendo un DSA… Proprio l’area di intervento per la cosiddetta inclusione – diventata in poco tempo sempre più vasta, magmatica e inclusiva, appunto – pullula insomma più di ogni altra di sigle. A quelle già evocate infatti aggiungerei almeno (senza dilungarmi a spiegarle) il PAI, il GLIR, il GIT, il GLHI, il GLHO ecc. Ma le sigle di certo sono cresciute in fretta e a dismisura anche per le mille altre attività extra e ultra della scuola di oggi: PIA, PDM, CLIL, DAD, DDI, RAV, GAV, NIV, NEV, OSA, UDA, tanto per citarne anche qui solo un piccolo, cacofonico campione che traggo da un lunghissimo glossario degli acronimi di una rivista scolastica online. Ci trovo persino, in fondo alla lista, un molto equivoco PDF (per gli addetti: Profilo Dinamico Funzionale)!
Insomma: sigle per ogni occorrenza e per ogni incombenza; sigle vecchie, talora, per realtà nuove e/o viceversa. Sigle numinose ed oscure, almeno per i non addetti ai lavori. Sigle bombastiche che ostentano una aggiornata efficienza mentre nascondono spesso, dietro montagne di speciosa e stremante burocrazia, una imbarazzante povertà di mezzi e di personale adeguati ad affrontare i problemi reali della nostra istruzione. Una variante di settore, per dirla chiara, dell’eterno latinorum manzoniano.
Nomine stant pristina sigla: sigla nuda tenemus… se mi è concesso fare il verso al grande Umberto Eco.
Ma qui, secondo me, cascherebbe a fagiolo anche riscrivere, ambientando la scena in qualche stanza del nostro ministero, il celebre sberleffo con cui proprio Giuseppe Baretti, che citavo all’inizio, salutò tre secoli fa la nascita dell’Arcadia letteraria: «Egli mi sembra (notate quell’enfatico Egli), egli mi sembra che sostituendo il PEI con il POF noi abbiamo oggi rinnovato la Scuola. — Oh magica esclamazione, alla quale deve l’Autonomia scolastica il suo nascimento, come da un picciolissimo seme nasce una zucca molto smisurata!»
Paolo Mazzocchini è curatore del blog SATURALANX – ScritturaMista.