La distinzione tra conoscenza pratica e conoscenza teoretica
Contro l’illusione pedagogica del “si impara solo facendo” si tratta di guardare agli esiti fecondi alla storia del pensiero.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Contro l’illusione pedagogica del “si impara solo facendo” si tratta di guardare agli esiti fecondi alla storia del pensiero.
Offriamo qui un punto di vista alternativo sul mondo della scuola. Chi scrive si occupa di inserimento lavorativo.
Nelle scuole di oggi, paradossalmente, cresce il numero di insegnanti che sembrano provare fastidio per la conoscenza. Alcuni scambiano la cultura per arroganza, lo studio per ostentazione, la competenza per vanità. Ma dietro questo disprezzo si nasconde una difesa psicologica: chi non possiede il sapere tende a svalutarlo per non sentirsi mancante. Da Platone a Nietzsche, la filosofia ci insegna che il valore di ciò che non si ha è il motore stesso del desiderio e della crescita. Solo chi accetta la propria ignoranza può davvero tornare a imparare, e ad accendere la fiamma del sapere anche negli altri.
Da una recensione di “Riscoprire l’insegnamento”, di Gert J. J. Biesta, una riflessione sulla necessità che gli insegnanti riassumano il ruolo che compete loro, per una vera istruzione e una vera formazione
A quasi trent’anni dalla pubblicazione di due libri che hanno segnato il dibattito culturale sulla scuola italiana — La scuola sospesa, di Giulio Ferroni, e Segmenti e bastoncini, di Lucio Russo — questo convegno, che si terrà a Vicenza, nella sede di ContiamoCi! nei giorni 15 e 16 novembre, prende le mosse dal titolo del primo dei due per rilanciare quel dibattito, che vuole essere prima di tutto civile.
Ma davvero i cambiamenti sono sempre da accogliere come miglioramenti, soprattutto in un’istituzione come la scuola, preposta a conservare il patrimonio culturale di una civiltà? Un dirigente scolastico risponde ad un collega.
Una delle didattiche all’ultimo grido è il debate. Questa didattica alla moda prevede che il docente scelga un argomento, magari di attualità, e gli studenti recitino la loro parte in un dibattito.
Come avviene per molte altre false opposizioni anche la questione dei compiti da svolgersi a casa, posta nel modo sbagliato, diventa grottesca: non si tratta di darne troppi oppure di non darne, ma ovviamente di darne nella giusta quantità e della giusta qualità…
La pubblicità ci ha abituati a pensare che “senza” sia sempre una qualità positiva. Ma siamo sicuri che, come una confezione di biscotti, anche una scuola senza voti, senza spiegazioni, senza rigore, in definitiva senza docenti, sia una scuola migliore?
Presentiamo qui la traduzione integrale di un interessante articolo pubblicato sullo ‘Sweden Herald’ dal quale risulta evidente che l’immagine edenica diffusa in Italia circa le qualità della scuola scandinava è distorta o inattuale.
Presentiamo di seguito la traduzione di un famoso articolo del 2006 che ha rappresentato un punto di svolta nel dibattito internazionale sul ricorso a metodologie didattiche alternative all’istruzione guidata (o diretta, cioè la lezione condotta tradizionalmente dall’insegnante), così come sulla centralità della memoria nei processi cognitivi di ordine superiore. Per una adeguata comprensione dell’articolo precisiamo che (come chiariscono gli stessi autori della pubblicazione in una sua versione divulgativa) il termine ‘principiante’ è da riferirsi a tutti gli scolari (k-12, cioè dalla scuola dell’infanzia fino all’ultimo anno della scuola superiore) e persino agli studenti dei primi anni universitari; mentre il termine ‘esperto’ è da riferirsi a coloro che possiedano una padronanza avanzata delle discipline, nell’ultima fase del percorso universitario o durante il dottorato di ricerca.
Ci sono ancora dirigenti scolastici capaci di una profonda visione d’insieme, ancorata all’idea di scuola come luogo di cultura.
I genitori degli studenti spesso combattono contro il loro più autentico alleato: il docente esigente.
Daniele Novara è una vera fucina di concetti ed immagini pedagogiche accattivanti quanto decettivi.
Proponiamo qui, su concessione dell’editore, un estratto dell’editoriale del numero di settembre di “Nuova Secondaria”
Un dirigente scolastico risponde ad uno dei protagonisti della lunga campagna contro i voti.
Alla presenza di un numero crescente di scolari e studenti con diagnosi di dsa dovrebbe corrispondere non solo un’azione didattica efficace, ma anche un’analisi spassionata ed obiettiva di un fenomeno che mette a nudo l’irrazionalità di fondo di alcune dinamiche che attraversano la scuola italiana.
Torniamo sulla sconcertante vicenda di S. S., la docente licenziata per “incapacità didattica” sulla base di lamentele di genitori, critiche di colleghi di sostegno e un’ispezione di tre ore di lezione. Questa storia ci insegna che la procedura di dispensa ex art. 512 deve essere radicalmente cambiata.
In questa intervista incontriamo il prof. Enrico Rebuffat, docente appassionato e critico del sistema educativo contemporaneo, che…
Quando Arte perde la propria autonomia e diventa l’ancella dei progetti scolastici
Si può insegnare una storia per argomenti anziché in ordine cronologico?
La parola “difficoltà” sembra diventata una parolaccia, quando si parla di scuola e di apprendimento. Ma il Paese dei Balocchi continua a non esistere.
Riproponiamo qui un recente intervento del dirigente scolastico Paolo Cortese, pubblicato su La Stampa di Torino. Egli condivide diverse idee che ispirano il Gessetto.
Una utile indicazione di natura sindacale che in qualche circostanza può essere di grande utilità.
Nella scuola di oggi risuonano continuamente, come formule magiche o mantra, delle espressioni che sembrano avere un significato positivo, ma nascondono una realtà ben diversa.
Recensione di “I disturbi dell’apprendimento: prospettive psicoanalitiche e dispositivi pedagogici”, a c. di L. Brusa, Macerata, Quodlibet, 2024. Un differente punto di vista, dalla prospettiva della psicanalisi, sugli alunni con DSA e con BES.
E chi la deride, forse dovrebbe interrogarsi sul proprio ruolo. Una scuola che svolga il proprio compito non è una scuola che ceda al relativismo pedagogico.