Il quizzone
Da molto tempo ormai si vuole minare l’autostima e la professionalità degli insegnanti per renderli docili esecutori di tutto ciò che viene calato dall’alto.

Vorrei riproporre un testo che risale a parecchi anni fa e forse risulta un po’ datato, e alcune delle critiche adesso le esprimerei con maggiore nettezza, ma testimonia come le operazioni di distruzione del buon senso e della ragionevolezza nella Scuola siano in atto da molto, molto tempo. Una breve premessa, il pezzo nasce in occasione della richiesta ai docenti di compilare un questionario per rilevarne le necessità formative, il questionario era nominativo. Non occorre essere uno scienziato sociale per capire che ciò è assolutamente sbagliato sia dal punto di vista metodologico che etico, fu fatta notare la cosa alla ineffabile Dirigente ma la sciagurata rispose: va bene così. Non compilai il questionario.
Se si raccolgono abbastanza dati, qualsiasi cosa può essere
dimostrata con metodi statistici
Legge di Williams e Holland
“Ritieni di avere le competenze per gestire azioni di tipo progettuale …?”
Certo che no, sono un insegnante, perbacco!
Mi piacerebbe avere avuto la possibilità di rispondere davvero a questa e ad altre domande. Ma lo spazio per avanzare proposte e/o critiche costruttive semplicemente non c’è, bisogna mettere le crocette.
Mi pare che il senso complessivo dell’operazione vada nella direzione di emarginare,
colpevolizzare, fare sentire vecchi, obsoleti, “antimoderni”, i colleghi che, per molti validi motivi, considerano il cuore (la mission, che inutile anglicismo …) del proprio mestiere l’attività in classe, la relazione educativa reale, concreta, coi ragazzi, diciamocelo pure l’insegnare. Instillare un senso di inadeguatezza e estraneità in quelli che nei confronti delle mirabolanti nuove proposte didattico-pedagogico-organizzative (le magnifiche sorti e progressive…) nutrono perplessità, riserve, o addirittura contrarietà. Come se non avessimo già visto più e più volte soluzioni miracolose a tutti i problemi della scuola proposte dagli U.c.a.s. [1] ministeriali diventare superate dopo pochi anni e essere sostituite dalle ultime eccitanti e frizzanti novità proposte quasi sempre da enti o persone che hanno visto l’ultima volta una Scuola quando hanno preso il diploma.
Mi pare che sempre più si pensi alla Scuola come a un luogo eterogeneo di attività varie e non di rado pittoresche delle quali la meno importante è diventata ormai quella vecchia, antiquata e superata cosa che è “fare lezione”.
Intendiamoci, sappiamo tutti che la Scuola non è solo aule e banchi, certo, d’accordissimo. Alcune delle attività extracurriculari che si fanno sono utili e necessarie, altre secondo me meno, alcune forse addirittura dannose, ma comunque la si pensi, io rifiuto di essere classificato come un “cattivo” insegnante perché non mi interesso e non mi occupo di quelle cose.
Potrei naturalmente essere davvero un cattivo insegnante ma non per questi motivi.
Credo che, a parte i pochi fortunati che hanno trascorso gli ultimi dieci anni fuori dal sistema solare, tutti sappiamo che le nuove tecnologie, i nuovi media, i social, hanno notevolmente cambiato la nostra società e i nostri alunni, tutti ci facciamo i conti. Ma la scuola deve inseguire il “nuovo” a tutti i costi, deve accettare passivamente qualsiasi moda, o porsi come “altro” e se il caso fare da argine? Quanto alla ridicola questione delle nuove tecnologie didattiche, delle LIM, etc. (ridicola perché ad esempio in molte delle mie aule la LIM è inutilizzabile), anche qui mi pare ci sia un’inversione tra fini e mezzi. Se valutiamo, a fronte della nostra riflessione di esperti e professionisti dell’istruzione e dell’educazione calati in un mondo reale e non nell’iperuranio, che è utile e produttivo usare le nuove tecnologie, be’ … semplicemente ci attiviamo e le usiamo.
Un’ultima cosa. “Sono diminuite le bocciature e i debiti ma ci sono ancora problemi con le competenze in uscita.” E’ vero che post hoc non significa automaticamente propter hoc, ma magari riflettiamoci sopra.
Continuiamo così, facciamoci del male!
[1] U.c.a.s.: Ufficio complicazione affari semplici.