Crisi della scuola – scuola della crisi?
La crisi della nostra Scuola, come hanno recentemente mostrato anche le inefficienze e l’esplodere delle inaffidabilità professionali slatentizzate dal Covid, è stata ed è causa di decadenza. Ma ne rappresenta anche uno degli effetti.

Quando, nell’aprile del 1961, l’URSS mandò in orbita Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, gli Americani pensarono, forse anche a torto, di essere rimasti indietro non soltanto sotto il profilo tecnologico ma anche sotto quello scolastico. Cercarono di porvi rimedio. Ciò che importa, adesso, non è tanto analizzare l’evoluzione del loro sistema scolastico quanto piuttosto sottolineare l’importanza che gli USA attribuirono alla Scuola nell’ambito della loro competizione con l’URSS.
La crisi della nostra Scuola, come hanno recentemente mostrato anche le inefficienze e l’esplodere delle inaffidabilità professionali slatentizzate dal Covid, è stata ed è causa di decadenza. Ma ne rappresenta anche uno degli effetti.
Parecchi anni or sono -doveva essere il 1997- quando andai ad ascoltare, con i miei ragazzi, il senatore Paolo Emilio Taviani, ex partigiano cristiano di Destra, uomo politico importante, quello della crisi di Trieste con Pella, dei missili americani, un deciso sostenitore della NATO, a quei tempi da poco spostatosi al Centro-Sinistra.
Era già stato annunciato il nuovo esame di Maturità voluto da Luigi Berlinguer: Taviani durante il suo intervento trovò il modo (andando off topic) di dirsi preoccupato per le sue nipotine: l’esame si presentava come troppo difficile da sostenere. Restai alquanto colpito perché allora il sottoscritto associava gli uomini politici come lui, come sicuramente orientati verso un maggior rigore scolastico.
Come sostiene Dario Fabbri, soprattutto nel suo “Geopolitica umana” (2025), siamo una società anche anagraficamente vecchia, che rifiuta la sofferenza e crede che la Storia sia finita e la guerra una cosa ormai civilmente superata. Ma “il resto del pianeta la pensa un po’ diversamente da noi”.
Ma andiamo a rivederci, così en passant, la Storia del basso impero romano o quella dell’impero bizantino. Hanno avuto dei segnali chiari di crisi, decadenza e pericolo. Eppure? Si assassinavano fra di loro, i capi, la classe dirigente, con una spensieratezza egoica volta al potere che lascia stupefatti.
Senza allargarci troppo all’Occidente, sembra comunque che l’Europa stenti parecchio a prendere atto concretamente delle cose che sono in atto nel mondo e della sua propria irresponsabilità nell’ inseguire ostinatamente un modello scolastico “puerocentrico” del quale pure avrebbe già da tempo dovuto realizzare il clamoroso fallimento e la sua nefasta retroazione nei confronti dell’intera Società.
In Italia, la recente improvvida sortita del Ministro Valditara sui compiti a casa, proprio perché sostanzialmente simbolica -quanti possono essere gli insegnanti che assegnano compiti la sera prima della lezione, in una Scuola che promuove circa il 98% degli studenti?- è stato un segnale bello chiaro che ha rapidamente gargarizzato il fronte puerocentrico, come ben si vede anche sui social.
Eppure questo, dal mio punto di vista, è il governo meno-peggio che abbiamo da non poco tempo a questa parte. Un governo che dovrebbe avere il polso della situazione, anche geopolitica e militare, e capirne le relazioni con l’istruzione.
L’età media del nostro esercito si aggira intorno ai 40/45 anni e il prof. Alessandro Orsini (che, comunque la vediamo, non si è finora dimostrato persona disinformata) ha detto chiaramente che i nostri ragazzi, i giovani, mandati in guerra, scapperebbero.
Intanto però il generale Carmine Masiello, capo di Stato Maggiore della Difesa, vuole 40.000 uomini per l’Esercito, la Marina ne chiede 9.000 e i Carabinieri, in dichiarata concorrenza, ne vogliono 7.000 con ferma breve. Tutti a base volontaria perché il Servizio di Leva è stato completamente smantellato.
Il nostro ministro alla Difesa, intanto, ha dichiarato senza mezzi termini, che non siamo in grado di difenderci da un attacco serio, da qualunque parte dovesse arrivare. Sembra però che tutte queste cose stiano avvenendo su Marte, anzi su Venere.
Come ha scritto una volta Sergio Romano, la nostra è “una classe politica spensierata“, ma essa riflette la massa – o forse semplicemente, siamo in caduta libera e non c’è più niente da fare, perché la gente -annegata nella chiacchiera insulsa e plebea dei social e dei talk show – rifiuta una ristrutturazione di campo e preferisce immaginarsi scenari confortanti di vario genere, solitamente a base consumistica, di spettacolo e gossip.
I conservatori della vecchia Scuola invece, i nemici giurati del Gessetto, per intenderci, restano aggrappati all’orizzonte degli anni ’70. Il loro obbiettivo polemico è una Scuola autoritaria e iper-selettiva che, comunque la pensiamo, non esiste più da decenni e, a marce forzate, puntano nell’irresponsabilità più totale al modello scolastico finlandese e adesso anche a quello inglese. Senza neanche intendere che è proprio inseguendo quel tipo di Scuola che abbiamo mandato a fondo la nostra Istruzione e, con essa il Made in Italy.
Ma non c’è neanche altra alternativa, se non quella, con tutti i limiti oggettivi che ci sono, di continuare a battersi.
Considerazioni largamente condivisibili, una sola osservazione sul problema difesa. È un tema molto delicato e divisivo, ad esempio l’art. 11 della Costituzione viene “tirato” un po’ di qua un po’ di là. Nel rispetto di tutte le opinioni e sensibilità, mi limito ad osservare che il giustamente vituperato Trump non ha tutti i torti dicendo che ci siamo bellamente adagiati nella NATO ben contenti che gli Usa facessero insieme sia il poliziotto buono che il lavoro sporco.