In Puglia in arrivo i pedagogisti in pianta stabile nelle scuole: il nostro comunicato stampa
Altri segnali di un vero cambio di paradigma nella concezione della scuola. Possiamo però opporci, fare sentire la nostra voce.

Da notizie di stampa si apprende che, come richiesto dalla Associazione pedagogisti ed educatori italiani col comunicato del 4 aprile scorso che sollecitava la presenza nelle scuole di “professionisti dell’azione educativa intenzionale”, la regione Puglia sta valutando, dopo quello degli psicologi, l’inserimento dei pedagogisti nelle scuole. Il progetto è sponsorizzato dal capogruppo di Fratelli d’Italia in regione, il quale ha affermato (comunicato 1194 del 28 maggio dell’ufficio stampa del Consiglio regionale) che i pedagogisti sono “una figura importante, se non essenziale dell’educazione e della formazione non solo per gli studenti, ma anche per gli stessi docenti” e che “sono loro che possono immaginare nuove didattiche al passo delle necessità di una scuola che cambia nel tempo”. Il gruppo Il Gessetto, attivo nella difesa di una scuola pubblica improntata sulla seria conoscenza delle discipline, su un’autentica relazione educativa tra maestri ed allievi, sulla libertà e responsabilità del discente nel proprio successo formativo, considera sciagurato questo progetto. I professionisti dell’azione educativa e didattica nella scuola ci sono già, e sono gli insegnanti. La crisi che ha colpito la scuola e il suo degrado, ormai visibile a tutti tranne a coloro che non vogliono, ostinandosi in fallimentari e parossistiche riforme, dipendono essenzialmente da questo: la svalutazione e la marginalizzazione della figura del docente, delle sue competenze disciplinari e della sua professionalità. Come nessun ospedale curerebbe meglio affidandosi ad altri piuttosto che ai medici, e permettendo che nel rapporto tra medico e paziente si frappongano altre figure professionali con potere di condizionamento e di veto, così nessuna scuola può istruire meglio affidandosi ad altri piuttosto che ai docenti, e permettendo che la relazione educativa e didattica tra maestri ed allievi sia sempre più invasa e compromessa da figure esterne e accessorie. La categoria dei pedagogisti, così come quella degli psicologi, non ha alcuna esperienza didattica scolastica di nessuna disciplina che a scuola debba essere appresa che non sia la sua. Le “nuove didattiche” che dai pedagogisti si attendono i superficiali fautori del nuovo a tutti i costi hanno già fatto una pessima riuscita nella scuola degli ultimi venticinque anni, e non si vede come potrebbero risollevarla adesso, addirittura con una presenza diretta di pedagogisti nelle scuole. Questa verrebbe a costituire l’ennesimo e definitivo colpo inferto alla relazione educativa e didattica tra docenti e discenti, che già si trova inquinata da continue e nocive intromissioni di genitori, colleghi di altre classi assurti a “tutor” e “mentore” e “orientatore” e “referente” di questo e di quello, dirigenti, psicologi a contratto nella scuola, psicologi e psicoterapeuti ed esperti esterni di ogni genere, non di rado avvocati, in un’inflazione di “figure” che causa negli studenti disorientamento, distrazione, dissipazione di energie e sottrazione di tempo. È il momento di dire basta a questa deriva, basta a questa follia.
5 giugno 2025
I docenti de Il Gessetto
Il proposito in atto in Puglia era già stato compiutamente formulato nel “Libro Verde della Pubblica Istruzione” uscito nell’era ministeriale di Luigi Berlinguer. E’ stato portato avanti sin qui in maniera implacabile senza che si riuscisse ad arginarlo. Questo progetto, sostenuto anche dai Sindacati, prevede la trasformazione dell’insegnante da artigiano centrale a trasmettitore/facilitatore di moduli verticalizzati e nel contempo a teen sitter. Questo processo è però piuttosto screditato, vista soprattutto la grave regressione cognitiva e culturale che sta provocando ai danni dell’intera Società. Ormai troppo evidente per essere negata a colpi di slogan o chiamando in ballo il pensiero impagliato di Don Milani. La stessa deriva disciplinare, che è culminata in episodi sempre più gravi e nella degenerazione dell’ambiente scolastico, ridotto a luogo sempre più problematico, è evidentemente legata al fallimento di tutta questa prassi. Che, per quanto possa essere ratificata da organi collegiali sempre più decorativi è oggettivamente impostata sulla progressiva svalutazione, anche in termini di status, e deprivazione morale/motivazionale del docente. Ma forse mai come adesso, almeno sui social e nei giornali, la “pars valentior” della Categoria sembra voler fare quadrato intorno alla Libertà d’Insegnamento. Se la memoria ci assiste, tale libertà costituzionale veniva, nel “Libro verde” sopra citato, considerata ormai “superata” da una situazione di Democrazia ormai talmente consolidata da renderla superata. Superata come -ovviamente- sarebbe per loro la metodologia individuale. Ma non è così, anzi. I danni apportati in questi ultimi, diciamo, venticinque anni, non solo al Made in Italy ma alla qualità stessa della vita e alla Cultura da questa linea di attacco alla centralità della funzione docente (che è equiparabile a quella medica in un ospedale) sono incalcolabili. Occorrerà quindi tornare ai programmi e ovviamente alle metodologie individuali, alla valutazione indipendente per materia (magari con possibilità di ricorso) e a un restringimento considerevole dei momenti collegiali. Che si sono dimostrati troppo facilmente permeabili a ingerenze esterne al processo formativo. Intanto, drastici tagli ad una parassitaria Formazione del tutto sconclusionata e fuori gli esterni da una Scuola che non ci paice diventi un Kolchoz. Grazie al Gessetto per questa battaglia.