Lampioni, libri e mobilità sociale

Solo una solida cultura può davvero fare la differenza nella vita di chi non può percorrere altre vie

I fratelli Corbino erano sette, quattro maschi e tre femmine. Crebbero in un’umile famiglia di Augusta, in Sicilia. Il padre Vincenzo era un pastaio; la madre era analfabeta, anche se imparò a leggere a cinquantasette anni.

Orso Mario (1876-1937) fu colui sul quale la famiglia investì di più, in ragione della sua grande attitudine allo studio. Frequentò un istituto religioso, dove ricevette una buona base di cultura umanistica; poi frequentò il liceo di Catania; infine si laureò in fisica a Palermo, a soli venti anni. Conseguì importanti risultati in magneto-ottica, in radiologia e in fotoelastica. Fondò l’istituto di fisica di Roma chiamandovi Fermi e Rasetti, dando protezione economica, accademica e organizzativa al gruppo dei «ragazzi di via Panisperna». Fu ministro dell’istruzione nel governo Bonomi e poi ministro dell’economia nazionale, chiamato all’incarico da Mussolini nonostante non avesse accettato di iscriversi al partito fascista.

Si racconta che da bambino, la sera, Orso Mario si servisse dei lampioni pubblici per studiare, non avendo luce in casa.

Il fratello Epicarmo (1890-1984), pur brillante, fu avviato solamente agli studi tecnici. Si diplomò ragioniere, ma continuò da sé gli studi sul commercio e sull’economia, avvalendosi dei consigli, anche a distanza, di valenti esperti. Fu di fede liberale e convinto antifascista; ricoprì la cattedra di Politica economica a Napoli, fu amico di Benedetto Croce e firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Fece parte della Consulta Nazionale nel ’45; fu deputato, ministro del tesoro con De Gasperi, ricevette una laurea honoris causa, fece parte dell’Assemblea Costituente e presiedette il Banco di Napoli.

Si racconta che, da bambino, non potendo acquistare i libri di testo per la scuola li avesse copiati a mano.

Orso ed Epicarmo avevano altri due fratelli e tre sorelle. A queste gli studi furono interdetti. Degli altri due fratelli sappiamo poco: uno fu carabiniere; l’altro lavorò nei cantieri navali e poi emigrò in America.

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