“Maestro” è una parola importante

Al “maestro” competono grandi responsabilità che gli è possibile assumere solo se non ci sono equivoci sul suo ruolo, che lo distingue dagli altri

“La radice d’una parola spesso è preziosa non solo per quel che dice della sua archeologia: questo interessa la linguistica e la storia delle culture. È preziosa perché è rivelatrice non solo del punto di partenza, ma anche del punto d’arrivo, quello in cui ci troviamo, noi che usiamo quella tale parola. Ci mostra le storie di cui siamo figli, le credenze e le incrostazioni che nel tempo sono venute a depositarsi sulle parole, alle quali spesso inconsapevolmente diamo credito e, una volta svelate, ci fanno dire: guarda come siamo diventati diversi all’ombra d’una stessa espressione, non me lo sarei aspettato. Poiché l’uso produce incrostazioni, il ricorso alla radice è una chiarificazione e una purificazione.
Magister (con i derivati: maestro, mastro, master, maître) è generato da magnus e da magis, dalla radice magh, comune nelle lingue indoeuropee. Indica qualcosa di grande in tutti i sensi della parola: magno, magnifico, mago, maggio (il mese di Maia, la dea dell’abbondanza, della crescita, della fertilità della terra, della «grande madre terra» e anche il mese di Maria di Nazareth, nientemeno che la «madre di Dio») ecc. Ter (magis-ter) allude a sua volta a un confronto o a un’opposizione, in ogni caso a un rapporto tra due entità: alter (altro tra due); neuter (né l’uno né l’altro), alterare, alterno, alterco, altrui, altrove, adulterato, fino ad adulterio (ad alterum) ecc.
Dunque il magister è uno che è «più grande»; uno o qualcosa, come la storia nell’espressione historia magistra vitae, che non significa soltanto che si può o si deve imparare qualcosa dalle historiae, ma anche e soprattutto che il passato ha una sua forza attuale, vive e condiziona ciascuno di noi e ciascuna generazione. «Più grande», tuttavia, non significa «grandissimo». L’albero di maestro è l’albero più alto del trinchetto e del bompresso. Il maestrale o vento di maestro è il vento che segna da nord-ovest la rotta fondamentale nel Mediterraneo, rispetto al quale tutti gli altri prendono le misure. Via maestra diciamo la strada principale, preferibile rispetto a tutte le possibili varianti. La «masterizzazione» è il procedimento di duplicazione di una matrice originaria che è il termine di paragone, il procedimento di creazione o duplicazione dell’alter. La parola indica, dunque, un concetto relativo, non assoluto (l’assoluto si esprimerebbe non con magh, ma con max).
Non c’è magis senza minus, dunque senza una gerarchia lungo la quale scorre quella cosa misteriosa che chiamiamo «magistero» e che ogni società considera tanto delicata e importante, quanto benefica ma anche pericolosa.
Vedremo negli svolgimenti che seguiranno quanto questa semplice annotazione sia gravida di significati importanti, a incominciare dal rigetto dell’idea falsamente «democratica» e ingenua che tra il maestro e l’allievo ci possa essere un rapporto paritario, da amico ad amico”.

[tratto da: Gustavo Zagrebelsky, Mai più senza maestri, il Mulino, Bologna, 2019, pp. 25-27]

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