Addio! Io me ne vado via!

Con questa lettera un insegnante ha trovato il coraggio di denunciare una serie di soprusi e di ingiustizie subite in una scuola dove accadono, non solo cose immorali, ma anche illegali.

Ecco la quinta memoria dal sottoscuola. Questa volta si tratta di una vera e propria lettera di dimissioni informale di un professore dal nome Antonio Accorsoiano. Un professore che denuncia una serie di soprusi e di ingiustizie subite che forse sono avvenute proprio qui, all’interno di questa scuola ora abbandonata, ma che forse un tempo era un posto brulicante di vita e, a quanto pare, anche di dinamiche professionali e umani per nulla serene e distese. Chissà che fine ha fatto questo Antonio Accorsoiano, chissà cosa gli è successo dopo che ha lasciato quella scuola, anzi, forse, questa scuola…

Buongiorno a tutti,

prima di abbandonare questa scuola vorrei esporre le ragioni che ieri mi hanno portato a rassegnare le dimissioni. Purtroppo le umiliazioni ingiustificate che ho subito da parte del gestore, della vicepreside e del preside, per aver fatto onestamente il mio lavoro di insegnante durante la scorsa maturità, sommato alle bugie, alle mancate promesse e alle illazioni infamanti che mi sono state rivolte in più di un’occasione, oltre a produrre il mio attuale stato di salute, tuttora compromesso, hanno prodotto un clima di tensione davvero insuperabile che non mi ha permesso di continuare a lavorare in questa scuola: alla fine non ho potuto fare altro che dimettermi. Sono affranto, arrabbiato, deluso, amareggiato e molto, molto triste. Non sarei mai voluto arrivare a questo punto ma non voglio più avere a che fare con persone moralmente corrotte e meschine, nonché profondamente irragionevoli che si sono accanite contro di me a causa della mia onestà, dopo tutto quello che ho fatto con amore e sacrificio in questi anni nel tentativo di fare al meglio il mio lavoro. Per non parlare di tutto quello che accade regolarmente nei consigli di classe e negli scrutini (pressioni per alzare i voti, umiliazioni per avere espresso la propria legittima opinione quando differente da quella di un superiore, ingiustizie messe in atto da una singola persona che sfrutta la propria posizione di potere per trasformare una decisione del tutto arbitraria in un voto collegiale – come nel caso di Brambilla a settembre dell’anno – nonché di quanto accade negli esami di idoneità ogni anno e di altre situazioni spiacevoli (per esempio essere rimproverati per aver chiesto semplicemente la possibilità di andare in bagno una volta nell’arco di sei ore). Francamente se INSEGNARE implica tutto questo, io non ritengo di essere tagliato per questo lavoro e preferisco trovarmene un altro di più umile, ma sicuramente di più dignitoso. Ovviamente le persone responsabili di questo abuso di potere risponderanno delle loro gravi azioni di fronte ad un giudice in tribunale. Ho intenzione di denunciare tutte queste cose, perché è semplicemente giusto che la verità venga a galla. Sono disposto a sacrificare ogni cosa per quello in cui credo, ovvero giustizia e verità. Per me l’insegnamento è qualcosa di più di un incassare soldi per vendere diplomi: è innanzitutto amore, passione, trasmissione non solo di nozioni, ma anche di valori, di stimoli, di categorie mentali per riuscire ad elaborare una visione propria e critica delle cose per tentare di orientarsi in un mondo sempre più complesso e difficile, che ci vuole sempre di più schiavi dei nostri stessi bisogni. Ma a quanto pare per un insegnante siffatto non c’è spazio in un simile contesto. Non lo so. Forse sono io che sbaglio ad intendere l’insegnamento come qualcosa di più di un semplice lavoro. Però non so cosa farci: per me non sarà mai un lavoro come un altro. Mi sento tradito. Mi sento ferito. Mi sento offeso nella mia dignità umana, oltre che professionale. L’unica cosa che so è che non voglio avere più nulla a che fare con un simile sistema. In queste settimane ho avuto tanti brutti pensieri. Ora voglio solo dimenticare tutto e lasciarmi questa brutta storia alle spalle. Voglio tornare ad avere voglia di vivere. Una voglia che, francamente, negli ultimi tempi si è sensibilmente affievolita e che a volte ho avuto perfino l’impressione di avere perso del tutto. Sono una persona molto sensibile, anche se non sembra. Questa sensibilità mi ha aiutato a comunicare con i miei studenti in questi anni e a stringere dei rapporti non solo professionali, ma anche umani proficui e profondi con molti di loro. Questa stessa sensibilità, però, in questa brutta vicenda, mi ha fatto soffrire profondamente. Troppo. Adesso voglio solo provare a ricrearmi un nuovo equilibrio in un ambiente più “sano” e “pulito”, dove l’onestà è considerata una qualità, e non una terribile colpa da espiare tramite punizioni ed umiliazioni. Detto questo mando a tutti, anche a coloro che mi hanno fatto del male, un abbraccio. Vi chiedo il favore di portare il mio affettuoso abbraccio anche ai miei studenti e dite loro che sono veramente dispiaciuto di come sia andata a finire e che mi mancano davvero. In bocca al lupo per tutti i vostri progetti.

Prof. Antonio Accorsoiano

Il testo che hai appena letto è tratto dall’archivio immaginario di una scuola invisibile ma ricca di storie interessanti.

Tutto cominciò così: “La genesi delle Memorie dal sottoscuola”

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