L’insegnante pignolo

I genitori degli studenti spesso combattono contro il loro più autentico alleato: il docente esigente.


Vostro figlio ha un professore esigente e pignolo? Molto esigente, molto pignolo? Rallegratevi e sostenetelo: è tutto grasso che cola. Di animatori culturali e confidenti sagrestani a scuola ce n’è fin troppi – non gli insegneranno mai veramente niente. Anzi il loro lascito sarà un altro problema per la vita.

Ho sempre un’ottima considerazione del mio vecchio dentista, quello ‘storico’, che mi ha fatto i lavori grossi decenni fa. Era di una pignoleria a volte insopportabile e, per esempio, non smetteva di trapanare finché non aveva veramente finito… anche se l’anestesia non aveva più effetto. Bene, mai un granuloma. Mai un problema. I suoi lavori nel tempo si sono dimostrati eccellenti.

E (ripesco qualcosa dalle mie letture psicanalitiche) fra un investigatore implacabile e sagace e un paranoico, la differenza è di grado: che detective sarebbe il nostro Sherlock, se non avesse una mente un po’ paranoide come quella dei suoi avversari più memorabili? Persino la differenza fra un ottimo chirurgo e Jack lo Squartatore è una differenza di finalità piuttosto che di pignoleria sul lavoro: una mia amica chirurga, un giorno (forse anche a tavola), raccontò della sublime soddisfazione che provava a incidere una cisti sebacea e a fare un drenaggio….

Ecco, anche un buon insegnante deve essere un tantino ossessivo. Come potrebbe continuare a “provare e riprovare”, come dice il poeta, senza stancarsi mai di istruire e correggere la sua classe o (poniamo che insegni arti marziali) il suo dojo?

Ma non ne avete ancora abbastanza di gente (dal carrozziere all’imbianchino, dall’avvocato al commercialista e chi più ne ha più ne metta) che vi fa le cose pressappoco, esponendovi alle seccature future, e che però vuole i soldi interi? Volete contribuire, o continuare a contribuire, anche voi a questo andazzo così tanto italico e ormai anche europeo?

Non vi è bastato l’imbarazzante spaccato di inefficienza messo in luce dal Coronavirus?

A voi genitori di studenti si richiede di essere soprattutto presenti, ma nell’investire per il futuro, non per la gratificazione del momento.

E qualche volta, siate un tantino pressanti anche voi. È come per il Martini e il party dello spot pubblicitario: se non c’è conflitto generazionale, non c’è educazione. Che vi piaccia o meno.

Ricordo un mio amico più grande di me che comandava una stazione dei carabinieri. Mi raccontò che era sempre molto esigente con i suoi uomini e che – giusto per fare un esempio – se poco poco la mattina notava un colletto non proprio inamidato, o una barba non ancora ben rasata, incalzava investigava e incalzava. Faceva sentire il suo fiato sul collo dei suoi uomini. Il mio amico era un uomo che risolveva i problemi.

E ricordo mia madre. Fino a che non mi sono laureato e non ho dato i concorsi, per quanto fosse anche comprensiva rispetto alle mie fragilità, a folate mi incalzava. “Sei ossessiva!”, le dicevo, perché non mi dava pace. Finché io non facevo quel che io dovevo fare.

Un commento

  1. Quali sono gli insegnanti che ci ricordiamo e che, anche se qualche volta a posteriori, riconosciamo come quelli che hanno più contato, che ci hanno lasciato un “segno”?
    Quelli che ci vezzeggiavano o quelli che pretendevano e ci facevano il “mazzo”?

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