In Puglia in arrivo i pedagogisti in pianta stabile nelle scuole: il nostro comunicato stampa
Altri segnali di un vero cambio di paradigma nella concezione della scuola. Possiamo però opporci, fare sentire la nostra voce.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Altri segnali di un vero cambio di paradigma nella concezione della scuola. Possiamo però opporci, fare sentire la nostra voce.
Molti docenti si stanno piegando all’idea della “formazione in servizio” (e non dell’aggiornamento) senza rendersi conto che si tratta di un’offesa…
La cronaca ci racconta di una resistenza reale, anche se minoritaria, che si oppone alla distruzione della scuola, all’indebolimento culturale e morale delle giovani generazioni.
Sempre più spesso ci si accorge dell’insensatezza di idee che vengono vendute a noi insegnanti come rivoluzionarie.
Gli studenti con problemi di ansia sono in vertiginoso aumento, bisogna tenerne conto e fare qualcosa ma siamo sicuri di fare le cose giuste?
“Se lo aiuta nel modo giusto scopre facilmente che è un bravissimo studente, di una intelligenza straordinaria”, ci suggeriscono molti genitori. Ma è sempre vero?
Una risposta pacata e lucida all’ultimo duro sermone di Sagredo, che fustigava il puerocentrismo dannoso ampiamente diffuso da pedagogisti come Daniele Novara
C’è un cosa davvero incoraggiante, quando si affronta il modo di pensare di Daniele Novara: è schietto e coerente, ed a qualsiasi cosa si applichi, non manca di farci capire la sua visione del mondo, che pare impermeabile al principio di realtà
Il tubo rotto e le metafisiche. Ovvero: la realtà della nostra istruzione e la sua narrazione o trascrizione simbolica/burocratica/fuffologica ministeriale (e dirigenziale). L’iperuranio delle formule e delle sigle e il mondo sensibile della nostra scuola. Una postilla a un brano di Gigi Monello.
La crisi della nostra Scuola, come hanno recentemente mostrato anche le inefficienze e l’esplodere delle inaffidabilità professionali slatentizzate dal Covid, è stata ed è causa di decadenza. Ma ne rappresenta anche uno degli effetti.
Molti docenti ricorderanno il manuale di letteratura italiana “Il materiale e l’immaginario”, edito per la prima volta nel 1979, un ambizioso tentativo di storia totale in cui lo specifico della letteratura inevitabilmente risultava di fatto sminuito, marginalizzato, ovvero posto al servizio della Storia tout court.
In 30 anni mi saranno ormai passati davanti qualcosa come 2000 alunni. Mentre io facevo il lavoro sporco, il lavoro vero, gli “esperti” ristuccavano il mondo, ricostruivano tutta la Scuola. Lo dichiaro apertamente, sentir parlare di riforme mi dà la nausea.
Da molto tempo ormai si vuole minare l’autostima e la professionalità degli insegnanti per renderli docili esecutori di tutto ciò che viene calato dall’alto.
Progetti, progetti e ancora progetti. Insegnare a leggere e a scrivere non è più così importante. Fare lezione è ormai diventato un optional. Largo agli esperti che utilizzano un lessico incomprensibile. Gli insegnanti che non insegnano sono considerati i migliori mentre gli studenti sono sempre più ignoranti.
Molti guru della nuova scuola propongono soluzioni la cui ambizione va al di là della banale didattica, e si configurano invece come superamento stesso della contingenza routinaria. Ma che cosa significa? Domandatelo a loro.
Un gruppo di insegnanti da alcuni mesi sta mettendo in circolazione alcune strane idee sulla scuola, mettendo a rischio la serenità di studenti e famiglie.
Ci sono differenze innegabili tra le culture e dunque anche nel modo di intendere l’insegnamento e la scuola
Ma chi l’ha detto che l’educazione civica è una materia, importante quanto le altre?
Ma chi l’ha detto che la grammatica, le tecnologie del legno e la fisica dei quanti non siano di per sé molto civiche ed educative?
Sono stufo marcio del ricatto per cui, dal momento che nessuno li educa più a nulla, la scuola sia tenuta a sovraccaricare gli studenti di chiacchiere inutili.
Possiamo fare qualcosa, oltre a lamentarci e subire?
Le pressioni che subisce un insegnante che voglia, in coscienza, dare un’insufficienza in pagella sintetizzate in racconto breve, ironico ed amaro di una nostra lettrice.
Su un punto siamo tutti concordi: i risultati scolastici, in termini di apprendimenti, sono calati negli ultimi trenta anni. Le teorie per spiegare il tracollo fioccano, ma qui vorrei riflettere su una delle conseguenze future.
Il ministro Valditara riconosce i risultati disastrosi della scuola italiana e propone le Nuove Indicazioni Nazionali come rimedio.
La scuola è un luogo dove per molto tempo sono state distillate pratiche efficaci che la velleità scientifica non può pensare di spazzare via: se non facendocene pagare i costi enormi.
Nonostante quello che sostengono diversi psico-pedagogisti, le nozioni sono necessarie per sviluppare le competenze e le competenze prive di conoscenze non sono che scatole vuote, ombre inconsistenti ed illusorie, retorica priva di fondamento.
Non è che i progetti o le attività non insegnino nulla, ma non insegnano quello che è prioritario: cioè le conoscenze fondamentali su cui costruire tutto il resto
Un prof di lettere sprofondato sulla poltrona del proprio salotto e immerso nella lettura di un classico giova molto di più ai suoi studenti del prof ‘currens’, di quello, cioè, che si affanna per organizzare progetti transdisciplinari o stage promozionali. Sto bestemmiando?
Il Gessetto riceve lettere relative ad esperienze professionali in cui ci si può rispecchiare. Bisogna restare uniti nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando.
Oggi viene chiamato IPIA, e forse la scomparsa della parola “Stato” nell’acronimo sottolinea, in maniera quasi ridondante, come queste strutture vengano oramai abbandonate da Roma a loro stesse, tra i flutti di un lassismo oramai dilagante, ed imperante.