Cosa ci può dire il semestre filtro di Medicina
La notizia della settimana dal punto di vista molto particolare di chi lavora nella scuola secondaria di primo grado. Tutto è importante tranne che le materie STEM!
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
La notizia della settimana dal punto di vista molto particolare di chi lavora nella scuola secondaria di primo grado. Tutto è importante tranne che le materie STEM!
Valutare con i metodi di ieri ha ancora un senso nella scuola di oggi? Una riflessione forse radicale, ma certamente coerente, che finalmente ci porta al di là del guado.
Nelle scuole italiane cresce una forma di “falsa empatia” che, invece di aiutare i fragili, diventa il pretesto per attaccare docenti competenti e minare l’autorevolezza. Dietro il volto buono si nasconde spesso un risentimento non elaborato, che produce danni profondi al clima educativo, agli studenti e all’intera istituzione scolastica. Questo articolo ne analizza i meccanismi psicologici, filosofici e pedagogici.
Un po’ di metodi didattici, un’anglo-spruzzatina e una spolverata di high-tech: così il nuovo concorso per docenti Pnrr3 in corso in questi giorni prepara il prossimo passo indietro della scuola italiana
Punti di incontro tra ricerca evidence-based e saggezza educativa. Ce ne offre un quadro esauriente Antonio Calvani, già prof. ordinario di didattica e pedagogia speciale, nonché direttore scientifico dell’Associazione S.Ap.I.E. (www.sapie.it)
Proseguono le interviste del Gessetto. Ogni intervistato propone un proprio punto di vista sulle difficoltà che incontra la scuola italiana di oggi.
Un j’accuse contro la pedagogia della dissoluzione: quella che ha scambiato la conoscenza per oppressione, la fatica per trauma, e l’insegnante per animatore emotivo. Dedicato a chi, tra i pochi superstiti, volesse ancora credere nel valore della verità e nella dignità dell’apprendere.
Intervento di Gregorio Luri in occasione del convegno «La scuola sospesa tra istruzione e pedagogismo – Alle radici di un fallimento annunciato», tenutosi a Vicenza il 15-16 novembre 2025, a cura dell’Associazione ContiamoCi! in collaborazione con il gruppo di insegnanti Il Gessetto.
Le neuroscienze sono con tutta ovvietà un frontiera importante del sapere umano. Non si può dire altrettanto della lettura che ne danno coloro che vogliono cambiare in peggio la scuola.
Esistono dirigenti scolastici che hanno il coraggio, mettendoci la faccia, di contrastare l’attuale deriva della scuola…
Il 15 e 16 novembre 2025 si è svolto a Vicenza il convegno intitolato La scuola sospesa tra istruzione e pedagogismo: alle radici di un fallimento annunciato co-organizzato dall’associazione ContiamoCi! e dal gruppo di insegnanti Il Gessetto: una collaborazione, coordinata da Elisabetta Frezza, nata dal comune convincimento che di fronte alla situazione, tanto gravemente compromessa, della scuola italiana sia fondamentale unire le forze di quanti sentano la necessità e l’urgenza di restituire all’istituzione il suo ruolo, il suo statuto e la sua dignità.
Qualche appunto a seguito del convegno tenutosi a Vicenza il 15 ed il 16 novembre 2025.
A scuola la grande letteratura non si studia più (cioè non si legge, né si commenta, né si medita) come si deve. Ma non tutto si spiega con la scuola. Perché nell’ignoranza diffusa della nostra gioventù scolarizzata e laureata c’è anche il peso schiacciante e la pervasività liquida della sottocultura di massa, la moneta cattiva che scaccia agevolmente la buona.
È necessario restituire agli insegnanti il tempo-lezione necessario da dedicare alla lettura in classe dei testi.
La scuola non è più semplicemente malata: si sta lentamente suicidando. Sta rinnegando sé stessa, smarrendo il senso del sapere e del merito, fino a far sentire sbagliati proprio coloro che ancora credono nell’insegnamento.
La vera creatività artistica nasce dalla spontaneità (ed è dunque innata) oppure dallo studio (ed è dunque acquisita)?
Come il linguaggio neurobiologico è diventato una nuova forma di retorica educativa, tra semplificazioni, miti e marketing formativo.
Ci sono molte maniere per educare alla realtà ed alla vita: quella che prevede l’eliminazione degli ostacoli e delle difficoltà è una delle peggiori.
Le discipline sono davvero meri contenitori di nozioni incapaci di dare al discente profondi insegnamenti di vita? Non invitano forse alla riflessione, alla interiorizzazione di valide chiavi di lettura per l’esistenza? Parliamo, per esempio, della letteratura autobiografica…
Periodicamente ai docenti vengono raccomandate o impartite le stesse teorie pedagogico-didattiche presentate come “nuove” e come “scientifiche”.
Non c’è pregiudizio verso le novità, se esse sono migliorative. Ma il cuore d’ogni discorso sulla scuola dev’essere la difesa e la promozione dei suoi scopi primari
Contro l’illusione pedagogica del “si impara solo facendo” si tratta di guardare agli esiti fecondi alla storia del pensiero.
Offriamo qui un punto di vista alternativo sul mondo della scuola. Chi scrive si occupa di inserimento lavorativo.
Nelle scuole di oggi, paradossalmente, cresce il numero di insegnanti che sembrano provare fastidio per la conoscenza. Alcuni scambiano la cultura per arroganza, lo studio per ostentazione, la competenza per vanità. Ma dietro questo disprezzo si nasconde una difesa psicologica: chi non possiede il sapere tende a svalutarlo per non sentirsi mancante. Da Platone a Nietzsche, la filosofia ci insegna che il valore di ciò che non si ha è il motore stesso del desiderio e della crescita. Solo chi accetta la propria ignoranza può davvero tornare a imparare, e ad accendere la fiamma del sapere anche negli altri.
Da una recensione di “Riscoprire l’insegnamento”, di Gert J. J. Biesta, una riflessione sulla necessità che gli insegnanti riassumano il ruolo che compete loro, per una vera istruzione e una vera formazione
A quasi trent’anni dalla pubblicazione di due libri che hanno segnato il dibattito culturale sulla scuola italiana — La scuola sospesa, di Giulio Ferroni, e Segmenti e bastoncini, di Lucio Russo — questo convegno, che si terrà a Vicenza, nella sede di ContiamoCi! nei giorni 15 e 16 novembre, prende le mosse dal titolo del primo dei due per rilanciare quel dibattito, che vuole essere prima di tutto civile.
Ma davvero i cambiamenti sono sempre da accogliere come miglioramenti, soprattutto in un’istituzione come la scuola, preposta a conservare il patrimonio culturale di una civiltà? Un dirigente scolastico risponde ad un collega.
Una delle didattiche all’ultimo grido è il debate. Questa didattica alla moda prevede che il docente scelga un argomento, magari di attualità, e gli studenti recitino la loro parte in un dibattito.